Botte di Vino

Il Minutolo pugliese nella sua Val d’Itria

Tempo di lettura stimato: 7 minuti
Il Minutolo

Quando Alessandro Rossi mi ha proposto il nome di questa rubrica, mi è piaciuto molto perché rendeva perfettamente l’idea che avevo in testa: dare il nostro contributo alla valorizzazione di questo esercito silenzioso, gli autoctoni “minori” figli legittimi della nostra Italia.

Abbiamo giocato con l’aggettivo “minori” perché questi vitigni sono meno conosciuti e poco diffusi e non certo perché i vini da essi prodotti siano meno eccellenti di altri più noti o blasonati e nemmeno perché la passione degli uomini e delle donne che in essi stanno credendo e investendo sia inferiore a quella messa in campo da altri produttori.

Semplicemente volevamo raccontare le loro storie quasi dimenticate – rivitalizzate spesso da un ritrovamento fortuito – e la ostinata determinazione di viticoltori lungimiranti che ne hanno permesso la riscoperta e dunque la rinascita.

Quando poi questo paradigma riguarda una bacca bianca in una terra dalla grande vocazione rossista (Primitivo, Negroamaro e Nero di Troia, per completare la triade) allora è giusto scomodare termini come affermazione e rivincita.

Ma andiamo per gradi.

Dal 1200 ai giorni nostri…

Il vitigno che oggi chiamiamo Minutolo è presente da tempo remoto nella Val d’Itria – la sua origine sembra infatti risalire al 1200 – anche se era conosciuto con nomi differenti: Fiano o Moscatellina (dalle testimonianze raccolte dallo studioso e ampelografo Jatta, nel 1889) oppure Fianello (Fonseca, 1892), in quanto si riteneva fosse una sub-varietà̀ del più famoso Fiano campano.

Nel corso dei secoli, però, la sua coltivazione viene lentamente abbandonata a causa della sua ridotta produttività e fragilità sanitaria, la sua storia quasi dimenticata tanto che a partire dagli anni Settanta dello scorso secolo se ne erano addirittura perse le tracce.

Il vitigno resiste (da buon rampicante si aggrappa alla speranza che, si sa, è l’ultima a morire) e l’uomo lo riscopre donandogli una nuova possibilità, una rinascita.

Negli anni ‘90 un gruppo di lavoro costituito da ricercatori agronomi dell’Università di Bari, poi affiancati da colleghi del CNR ed infine del CRSFA Basile Caramia di Locorotondo (BA), lavora al recupero del germoplasma, alla selezione genetica ed al miglioramento sanitario della varietà.

La definitiva riscoperta si deve alla curiosità e all’acume dell’enologo pugliese Lino Carparelli che nell’estate del 2000 setaccia, assieme ad alcuni anziani contadini della zona, vecchissimi vigneti del comprensorio di Locorotondo per selezionare alcune piante, che in zona venivano ancora chiamate Fiano Minutolo (ovvero Fiano dagli acini minuti, piccoli).

Cercando nei vecchi vigneti del territorio pugliese, raccoglie le gemme dell’antico vitigno e, innestandole su uno nuovo, crea il primo filare di quello che oggi viene ufficialmente riconosciuto come Minutolo.

Carparelli, non è da solo. Supportato dal fratello Nicola e con l’importante contributo del CRSFA “Basile Caramia”, effettua una serie di approfondite analisi che porteranno a dichiarare definitivamente che il Minutolo non ha nulla a che vedere geneticamente con il Fiano di Avellino ma bensì presenta parentele con il Moscato Bianco e il Moscato di Alessandria.

L’analisi della frazione terpenica, inoltre, determinerà che il Minutolo è a tutti gli effetti una varietà̀ aromatica.

Nel 2011 arriva l’iscrizione al Registro Nazionale delle Varietà di Vite con il suo nome proprio; per non generare inutili confusioni, si decide infatti di abbandonare completamente il tradizionale termine “Fiano”.

Occorre attendere il 2013, affinché i produttori possano finalmente citare il nome ufficiale del vitigno in etichetta eliminando il vecchio termine.

Areale, terreno e clima

L’areale di maggiore diffusione del Minutolo è attualmente rappresentato dalla Val d’Itria che, a dispetto del nome, non è una vera e propria valle ma una depressione carsica, da sempre vocata all’allevamento di varietà a bacca bianca – situata tra le provincie di Bari, Brindisi e Taranto – sulla quale insiste la Doc Locorotondo, che prevede l’utilizzo del vitigno assieme alla Verdeca e al Bianco d’Alessano.

Dal punto di vista pedologico il territorio presenta fenomeni carsici e suoli di natura calcarea e argilloso-calcarea, con le classiche terre rosse derivate dalla dissoluzione delle rocce che conferiscono al vitigno – e successivamente alle bacche d’uva – un carico aromatico unico e particolare che ricorda la frutta esotica.

Negli ultimi dieci anni sono stati registrati molti nuovi impianti non sono nella zona d’origine ma anche in territori limitrofi, come il comprensorio della Daunia e quello di Gioia del Colle.

L’altitudine delle aree coltivate a vite è compresa tra i 350 e i 420 s.l.m.; le pendenze sono lievi e le esposizioni prevalenti sono orientate a sud-est.

Il clima qui è caratterizzato da inverni rigidi ed estati generalmente lunghe, calde ma miti e sempre ventilate, con interessanti escursioni termiche notturne che favoriscono il raggiungimento di una buona acidità complessiva e l’ottenimento di uve sane.

L’irraggiamento uniforme, inoltre, contribuisce ad arricchirle di sostanze aromatiche e a mantenere un ottimo rapporto tra acidità e zuccheri.
Il resto lo fa la bellezza di queste campagne, puntellate dai tetti a cono degli inconfondibili trulli dalla storia millenaria (già patrimonio dell’UNESCO) e il mare all’orizzonte che completa un paesaggio davvero affascinante.

Il vitigno

Il Minutolo possiede specifiche caratteristiche organolettiche: gli acini hanno una polpa gialla, di forma ellittica e dimensioni medio-piccole dalla buccia dorata che conferiscono al vino Minutolo il tipico colore bianco dorato con riflessi ambrati dalla classica brillantezza, mentre i sentori floreali riprendono l’alloro, la salvia e il rosmarino.

Il Minutolo è un vitigno di media vigoria, che predilige terreni argilloso-calcarei proprio come quelli che ha trovato in Valle d’Itria e la coltivazione a spalliera o ad alberello.

La sua epoca di maturazione è attorno ai primi di settembre.

È vinificato sempre più frequentemente in purezza per la produzione di vini secchi e aromatici o di vini spumante di qualità.

Il successo di questa varietà è dimostrato dalla continua crescita della superficie vitata ad esso dedicata: nella sola Val d’Itria siamo passati dai pochi filari del 2000, agli attuali 20 ettari.

L’affermazione e la rivincita
Per affermarsi nella vita ci vuole tempo e costanza, così come serve tempo ed impegno per valutare la potenzialità di un vitigno e la possibilità che il suo vino possa trovare spazio e posizionarsi sul mercato stabilmente.

La rivincita, invece, arriva quando si ottengono grandi risultati – in una regione da sempre rossista – con una bacca bianca e questo a dispetto di tutti quelli che consigliavano di lasciare perdere e che per loro di “grandi bianchi” in queste zone non ne sarebbero mai arrivati (ad esclusione dell’esperienza positiva del Bombino Bianco in versione Spumante MC, nella DOC di Castel del Monte).

Il risultato della determinazione di questo sparuto gruppo di produttori di Minutolo (ad oggi una dozzina) ha portato a raggiungere un risultato che è andato ben oltre ogni più rosea aspettativa e che di fatto sta regalando alla Puglia il suo primo grande gioiello bianco.

Oggi il Minutolo viene valorizzato sempre di più cercando di ritardare le vendite, imbottigliandolo in versione Magnum, creando delle Riserve da far apprezzare più in là negli anni (anche 3-5).

Tra gli artefici di questa “rinascita” è d’obbligo citare l’azienda I Pastini di Locorotondo – Bari – della famiglia Carparelli, nata nel 1996 nel cuore della Val d’Itria, che ha avuto il merito di essere la prima ad aver creduto nel Minutolo vinificandolo in purezza già dal 2003 con il nome di “Rampone”.

Gestita oggi da Gianni Carparelli – la seconda generazione – con i suoi 12 ettari si pone l’obiettivo di produrre vino di eccellenza dagli autoctoni bianchi pugliesi (non solo Minutolo dunque ma anche Verdeca e Bianco di Alessano); idee ben chiare, dunque ma anche tanti nuovi progetti (si ipotizza a breve di fare qualche esperimento in botte piccola).

Diversa invece la storia dell’azienda Vetrère in provincia di Taranto; oggi infatti le eredi di una tenuta storica risalente al 1700, Annamaria e Francesca Bruni, guidano l’azienda con l’obiettivo di produrre vini di qualità rispettando l’ambiente e scegliendo la strada dell’energia pulita e della autonomia energetica.

L’energia elettrica è prodotta dai pannelli solari che ricoprono la cantina e gli uffici, mentre una caldaia a biomasse genera il calore che serve alla tenuta: i vinaccioli vengono fatti essiccare naturalmente d’estate per essere il combustibile naturale d’inverno.
Qui il Minutolo viene prodotto in purezza con due etichette: il Crè e il VT.

Filippo Cassano, infine, è il proprietario ed enologo di Polvanera a Gioia del Colle; questo figlio d’arte (la sua famiglia ha una lunga tradizione legata alla viticoltura) è da sempre convinto della potenzialità degli autoctoni del suo territorio.

Collocata tra Acquaviva delle Fonti e Gioia del Colle, Polvanera è immersa in un paesaggio unico, con vigneti, muretti a secco e fusti di roverelle.

Dal 2007 Filippo inizia a vinificare in purezza il Minutolo, con l’idea di proporlo ai mercati esteri suscitando di fatto molta curiosità ed interesse.

Come si presenta nel calice!

Il Minutolo è stato usato in passato come uva da taglio anche in minima percentuale, nella DOC di Locorotondo e Martina Franca ma in seguito è stato sostituito dal Bianco di Alessano e dalla Verdeca, più produttivi e più facili da coltivare in queste zone.

Attualmente con un’adeguata vinificazione in riduzione (in acciaio, con temperature piuttosto basse e minimizzando il contatto con l’ossigeno) si ottengono vini molto interessanti, decisamente profumati e fragranti, caratterizzati da una particolare ed intensa vena aromatica, fine ed elegante.

Al palato in genere risultano piuttosto asciutti e sapidi, di bella articolazione gustativa. sapidità e acidità grazie alla roccia calcarea presente nel territorio.

Non mancano, di recente, alcune interessanti versioni in stile ossidativo, con utilizzo dei legni (piccoli) sia in fermentazione che in affinamento.

Un assaggio di…

Rampone 2015 – Azienda I Pastini 12,5%

Questi primi due vini hanno in comune l’annata, che ha avuto un andamento altalenante in Val d’Itria, caratterizzata da un inverno poco piovoso con un aprile freddo ed un aumento progressivo delle temperature che ha portato la media primaverile vicino ai 20°C.

L’estate è stata molto calda con picchi di 40°C che si ritrovano tutti nel sorso e nel colore dorato carico di entrambi i calici.

Due espressioni, però, completamente diverse tra di loro nonostante le due aziende si trovino a meno di 20 km di distanza in linea d’aria.

Nel Rampone il naso è ricco, frutta secca, nocciola, miele, smalto, frutta gialla matura a volte quasi conserva di arancia, anice, profumi cerosi, deliziosi accenni di erbe officinali per chiudere con una morbidezza carezzevole fatta di mela cotta caramellata, quasi burrosa, una nota minerale, accentuata da sentori di pietra focaia.

In bocca è sapido, con una corroborante acidità, una leggera nota ossidativa; il sorso è corposo e pieno, ben bilanciato tra durezze e alcolicità.

Il gusto è rotondo con sbuffi di erbe aromatiche e quella mineralità ereditata dai terreni calcarei dei suoi vigneti. Il finale è pulito e con un’elegante ma robusta persistenza.

Crè (Riserva) 2015 – Azienda Vetrère 13%

Spinta dalla volontà di scoprire l’evoluzione nel tempo di questo vitigno l’azienda ha deciso di provare una Riserva di Minutolo ed ecco quindi il CRÈ 2015 in première.

Figlio di un’estate calda, dopo la raccolta fatta nelle prime ore del mattino, grandissima attenzione è stata posta alle temperature di lavorazione.

Questo lungo affinamento fa sì che al naso siano meno evidenti i toni aromatici varietali ma prevalgano le note evolutive: erbaceo, vegetale, fieno, cera d’api, miele, smalto, frutta gialla matura, nocciola tostata.

in bocca esprime subito tutta la mineralità calcarea del territorio, poi acidità, sapidità e alcolicità sulla retro-olfattiva; il giusto equilibrio tra durezze e morbidezze che si completa una garbata ma non lunghissima persistenza.

Minutolo 2019 – Azienda Polvanera

Piacevole, aromatico questo 2019 con un naso dai profumi intensi e fini di bergamotto, banana, pesca-noce, mela verde, camomilla e biancospino e un delicato sentore di agrumi e fiori bianchi.

In bocca il sorso rimane delicatamente aromatica e di bello spessore, percorso da una gustosa vena fresco-sapida molto bene bilanciate; finale non ancora molto persistente ma mai ammandorlato.

In definitiva il Minutolo ha dimostrato come sia stato riduttivo paragonarlo a qualcun altro (Fiano prima e Moscato poi) e che oggi ha davvero i numeri per affermarsi nel tempo puntando sulle sue potenzialità evolutive.

Un vino che lascia in bocca il sapore di un territorio generoso con chi è in grado di valorizzarlo con una sapiente vinificazione.

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Andrea Donà

Andrea Donà

Attraverso il mio blog non racconto solo di vino ma anche storie di uomini e di umanità, di sogni e di speranze, di idee visionarie e di grandi intuizioni.

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